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Serafino Maiorano di Danilo Eccher (estratto)

[…] Una pittura elegante, sostenuta da un sofisticato cromatismo capace di accendersi in mille bagliori o quietarsi nel susseguirsi di gradazioni. Grazie a questi minuscoli protagonisti pittorici, alla loro vitalità cromatica, alla loro discrezione, Maiorano può liberare il suo incanto, può allontanarsi dai rigori del concettualismo e ripararsi dalla insidie dell’esoterismo.

[…] A tutto ciò ha contribuito la sempre più solida capacità tecnica nell’utilizzo dell’immagine digitale, attraverso la quale Maiorano compie i propri azzardi, affronta le proprie avventure e si arrampica in una visionarietà stupefacente. Non vi è alcuna esibizione di virtuosismo tecnico e nemmeno la morbosa ricerca di immagini sconvolgenti o provocanti, non vi è insomma l’alfabeto ricorrente di troppa arte digitale contemporanea ma solo la volontà di manipolare una realtà apparente e transitoria, piegarla al proprio sguardo e liberarla dalla propria superficialità. Nascono così immagini dal forte carattere e dal grande impatto visivo, maestose architetture, eroici paesaggi urbani, inattese prospettive che si deformano e svaporano in una liquidità incontrollabile. Volte e colonne che si dilatano, ambienti ripiegati su se stessi, navate e cupole di cattedrali impossibili, scaloni e vetrate che si confondono senza tempo e senza ordine, senza memorie e senza certezze.

(dalla presentazione nel catalogo della mostra “MAIORANO, IMMAGINE REGIA”, Reggia di Caserta, 2008)

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